Galleria Blanchaert presenta: I BORDI DEL MONDO – Paolo Bottarelli

Il bordo del bordo come luogo d’incontro
territorio senza confini

Paolo Bottarelli

a cura di

Jean Blanchaert

Vernissage 28-02-2019
H.18.30

01-02-2019/04-03-2019

Antiquum Oratorium Passionis  
 S.Ambrogio 
P.zza S.Ambrogio 23/A 
Milano 

IL BORDO DEL BORDO COME LUOGO D’INCONTRO
TERRITORIO SENZA CONFINI

Bordo, confine, limite, margine, estremità, invisibili o visibilissime, nelle opere di Paolo
Bottarelli esposte in questa mostra alla Basilica della Passione della chiesa di S.Ambrogio a Milano.
Scelto questo luogo storico Milanese che ha ospitato molte delle esibizioni di artisti, designer, scultori, pittori, da anni per il “Salone del Mobile” e per altre iniziative culturali aperte alla sperimentazione, l’esposizione curata da Jean Blanchaert per l’artista italiano residente da un decennio a Berlino, Bottarelli presenterà una delle più attuali tematiche contemporanee: l’idea di confine, bordo, limite, frontiera.

Nel corso del XX secolo il termine “frontiera” ha dilatato la propria sfera semantica verso altre dimensioni: lo spazio interstellare, la ricerca scientifica, fino alla multiforme cruda realtà delle disuguaglianze sociali che rientrano tutte in questa parola cosi carica di significati. Frontiere, confini e limiti sono linee che tracciano, configurano, delimitano – tanto nel reale quanto nell’immaginario – spazi nei quali le traiettorie dell’umano e del senso si intrecciano nei modi più disparati.
Frontiera è la traiettoria geografica di passaggio fra due spazi connotati differentemente, linea che separa e sancisce una contrapposizione.
Il limite è la linea più estrema e contiene in sé, più delle altre, l’idea e la prospettiva del suo superamento.
Le traiettorie della frontiera, del confine e del limite, siano esse reali o immaginarie, geografiche o culturali, individuano una serie di spazi in grado di condizionare la rappresentazione del mondo e dell’uomo.
Nello stesso tempo nuove barriere stanno sorgendo lungo i bordi e all’interno di vaste porzioni del pianeta. Sono sbarramenti di filo spinato, muri, fossati e terrapieni finalizzati ad arginare imponenti spostamenti migratori in ogni parte del globo.
Sono barriere che rischiano di riportare indietro l’umanità verso l’antica e inquietante
distinzione tra il “noi” e il “loro”, di ripristinare nella mentalità collettiva dannosi pregiudizi e concrete paure verso le differenze d’ogni genere, minacciando di sfregiare irrimediabilmente la Terra con nuove e profonde cicatrici.

Attraverso un’attenta lettura dei titoli di ognuna delle opere esposte in questa mostra, si può trovare una connotazione che rimanda all’idea di un bordo, un confine, un limite, da superare o già purtroppo superato.
Il tentativo nella sua accezione poetica è quello di non limitare la ricerca di queste opere in un’unica direzione, ma di superare quel che di superfluo rimane in bilico.
In queste opere nessun bordo che separa, parcellizzando in infiniti cubicoli geografici, mentali e fisici quello che tentano di comunicare questi lavori.
Tentativo immaginifico di distruggere pregiudizi, riflettendo su quanto potrebbe essere
precaria la nostra condizione di spettatori occidentali dalla parte privilegiata dei confini.