Piccolo Teatro Studio Expo – Via Rivoli 6
Punto Flamenco – Via Carlo Farini 55
Per il sesto anno consecutivo MILANO, capitale della cultura, si caricherà dell’energia, della forza, dei colori del FLAMENCO con le eccezionali compagnie ospiti del Festival nella preziosa cornice del PICCOLO TEATRO STUDIO EXPO, accompagnate dalle attività parallele che completeranno la manifestazione.
MEMORIA E LIBERTA’ sono i motivi conduttori della 6° Edizione del Milano Flamenco Festival.
Due concetti che acquistano un significato speciale nel flamenco e nell’arte in generale.
Memoria: il flamenco puó essere considerato ambasciatore universale della memoria, veicolo di trasmissione della cultura e della tradizione alle generazioni posteriori, alla comunità spagnola e internazionale. Una forma d’arte che, nonostante la sua origine centenaria, è più viva che mai, perdura nel tempo, espandendosi e rinnovandosi, senza cadere nell’oblio come altre forme d’arte popolare. La sua memoria è anche la memoria del popolo gitano, la memoria dell’anima, dei sentimenti, dei valori atavici, la memoria dei diritti umani negati, tema di grande attualità e spesso sottovalutato.
PASIÓN FLAMENCA de Antonio Íbero Layetano
Una guitarra, un cante “por soleares”, un tablao, un taconeo, un traje de volantes… Si hay algo genuinamente andaluz es el flamenco, un arte que no pasa de moda, pero que ha conocido tiempos mejores.
Parece ser que se esté abriendo una brecha en la muralla de la cultura musical que los anglo-americanos nos han impuesto durante años. Es como si la vieja Europa, que salió con los huesos molidos de la última contienda mundial, considerase que ha pagado ya lo suficiente a sus liberadores, que al desembarcar en las playas normandas, aportaron con ellos la coca cola, el chiclet, el swing y el boogie woogie. ?Es qué acaso el Viejo Continente no posee sus propios folklores? Hasta la fecha nuestros tímpanos han tenido que soportar la colonización musical yanqui. Ya sería hora que abriéramos las puertas de par en par a otras culturas musicales.
Un artista flamenco, sobre todo bailarín o guitarrista, puede ser de cualquier país, incluso de los más alejados de España. Existen flamencos, aficionados o profesionales, en muchas naciones. Por ejemplo en Japón, principalmente en Tokio, funcionan más de trescientas escuelas de baile y de guitarra flamenca.
Hoy que el cante flamenco ha salido de sus fronteras, obteniendo un gran éxito en países como Alemania, Italia, Francia, Estados Unidos, e incluso en Japón, donde se han enamorado de este arte, sería interesante discurrir sobre los orígenes del cante flamenco, llamado también cante jondo (hondo), o seacante profundo.
Desde las primeras colonizaciones fenicias, muchas civilizaciones han pasado por Andalucía para acabar fundiéndose con ella. En las poblaciones, campos y costas andaluzas se mezclan de modo indistinguible los mitos y leyendas con la historia real, de la que provienen muchas veces, desfigurados y alterados por el tiempo. Antes de Cristo ya es enorme el peso cultural del Sur de España y se conocen sus tradiciones artísticas. Las viejas civilizaciones del Mar Mediterráneo encuentran un precedente todavía más antiguo en las del Océano Atlántico. Pero como hemos afirmado, realidad y fábula se confunden en tan remotos hechos. ….. (+)
Liberta’: un concetto che acquista, in quest’epoca così devastata, un significato simbolico degno di essere celebrato. La libertà della quale molti si sono visti privati, ieri e oggi. Il sentimento di impotenza che unisce gli individui e la collettività di fronte al disastro umano a cui si assiste quotidianamente, si libra attraverso l’arte e, in questo caso, l’arte flamenca. Perché il flamenco rappresenta un grido di libertà. Un grido che racchiude la vita stessa, la rabbia, il dolore, l’allegria esorcizzatrice, la memoria di ognuno e quella di tutti. Un grido che nessuno può mettere a tacere o seppellire, un grido che, attraverso il “cante”, la musica, il “baile”, la gestualità tipica del flamenco, le sue forme espressive, proclama la sua presenza, il suo diritto a esistere, la sua forza. Un grido che il festival, attraverso i suoi artisti, vuole lanciare a viva voce affinché non vada perso, mai. I concetti di memoria e flamenco costituiranno il tema della conferenza che aprirà la manifestazione il 2 luglio presso il Foyer del Teatro Studio Expo. La conferenza sarà a cura di Joaquín San Juan, direttore del mitico centro de Arte Flamenco “Amor de Dios” di Madrid, Medaglia al Merito nelle Belle Arti concessa dal Governo Spagnolo.
Il 2, 3 e 4 luglio, durante i giorni di spettacolo e sempre nel Foyer del Teatro Studio Expo, si potrà ammirare l’esposizione fotografica “Flamenco y Cárcel ” dedicata alle detenute della Casa Circondariale di San Vittore a Milano, documentando il processo creativo del laboratorio di flamenco tenuto da Maria Rosaria Mottola con un gruppo di detenute latine e italiane nella messa in scena de “ La casa di Bernarda Alba a San Vittore”. Scatti di Gin Angri.
Il 2, 3 e 4 luglio le porte del Piccolo Teatro Studio Expo si apriranno all’esplosione di energia dirompente delle tre strabilianti compagnie spagnole ospiti del Festival.
Il 2 luglio ROCÍO MOLINA e la sua compagnia. Rocío Molina è la più giovane artista a conquistare, nella storia spagnola, l’ambitissimo Premio Nazionale di Danza assegnato dal Ministero di Cultura Spagnolo. L’artista, acclamata dai più grandi teatri del mondo, e già protagonista dell’ultimo film e spettacolo teatrale di Carlos Saura, porterà in scena “Danzaora”, uno spettacolo in cui la libertà è la protagonista principale. “Danzaora”, non è solo uno spettacolo o un titolo, è un linguaggio personale attraverso il quale l’artista è capace di integrare le diverse discipline artistiche dal flamenco al classico, alla danza spagnola o la scuola bolera, in una maniera nuova, originale, armoniosa ed estetica, basandosi sulle interazioni che esistono o si possono creare fra i suoi elementi di origine, creando un linguaggio straordinariamente personale e innovativo. “Il tutto è maggiore della somma delle parti” (Aristotele)
[youtube http://youtu.be/-V7u2HffQAE]
Il 3 luglio , l’eleganza, la sobrietà, il dominio della scena si impadroniranno del Piccolo Teatro Studio con ISABEL BAYÓN, che presenta “Caprichos del tiempo”, in cui l’affermata artista sivigliana, nominata ambasciatrice del flamenco nel mondo, riflette sul tempo e su come questo influisce sulle nostre azioni. Isabel Bayón guarda al passato per riflettere sul futuro, coniuga temi musicali ed estetici di ieri con la sensibilità di oggi, poiché è nella memoria, nel patrimonio ereditato che bisogna cercare il futuro. “Caprichos del tiempo”non si aggrappa al concetto nostalgico che il passato è migliore del presente: Isabel Bayón si proietta all’orizzonte, da un punto di vista atemporale, quello dell’arte, al fine di cercare se stessa e aprire nuovi sentieri.
Il 4 luglio il gran ritorno a Milano di ALFONSO LOSA, già ospite della prima edizione del Milano Flamenco Festival nel 2008, e con lui uno spettacolo esplosivo, tutto al maschile “ Tendencias – Flamenco a tres”. Definito l’erede del Farruco, una delle figure gitane più importanti della storia del flamenco, l’affermato danzatore, in un continuo affanno creativo ma sempre nel rispetto delle radici, vuole mostrare non l’evoluzione del flamenco, bensì la sua espressione attraverso distinte linee di danza con un unico aroma flamenco. Un proposito chiaro e un obiettivo impossibile da raggiungere senza la presenza di altri due grandi danzatori, Nino de Los Reyes e José Maldonado. La purezza di questi tre incredibili stili si fonde in un universo tutto al maschile, che farà vibrare gli animi e la sensibilità del pubblico milanese, indicando una chiara linea per il futuro.
RADIO EXTERIOR DE ESPAÑA seguirà la kermesse attraverso un suo inviato, emettendo uno speciale di cinquanta minuti del MilanoFlamencoFestival all’interno del programma radiofonico di flamenco a diffusione mondiale “El callejón del cante”.
Il 5 e 6 luglio per tutti i danzatori e appassionati, ISABEL BAYÓN condurrà uno STAGE per i livelli: principiante/medio e medio avanzato.